lunedì 2 agosto 2010










































































Tratto dal blog di Carlo Mari al ritorno della festa dei Gitani in Camargue. Un'esperienza unica che spero di ripetere a Settembre durante il prossimo appuntamento da me in Puglia

Ho appena lasciato Carlo, che si è offerto gentilmente di accompagnarmi al volo. Attendo il mio imbarco e naturalmente mi ritrovo a ricordare quanto accaduto nei giorni appena trascorsi in compagnia di nuovi amici. Mi piace conoscere persone nuove, confrontarmi con esse e instaurare rapporti. Nuovi volti immersi tra i tanti. Volti di bimbi, volti di donne, volti di madri, volti di uomini, volti di zingari. In Camargue assieme agli zingari, nomadi giunti da tutta l’Europa, (uomini liberi che hanno scelto l’incertezza rispetto alle nostre spesso monotone e pigre certezze che alla fine ci possiedono), a Saintes Marie de la Mer, per onorare, in devoto pellegrinaggio tre sante, le Marie. Sacro e profano fusi all’unisono, mescolando abilmente preghiere, canti e colori. Le chitarre o i violini (a seconda dei paesi di provenienza), sembrano essere naturali prosecuzioni delle mani che le utilizzano. Con grande maestria accompagnano le loro voci tramutando in musica struggenti storie di passione, amore ed onore. E’ bello lasciarsi cullare da canti e suoni gitani, l’atmosfera si fa accattivante e accogliente, e a dispetto dei soliti luoghi comuni, rassicurante. Mai invadenti e molto tolleranti con chi, come me, sostituisce l’obiettivo fotografico alle parole, mi chiedo se forse non sia merito di questa splendida terra che ci accoglie. Raramente in Europa, il raziocinio ha ragione sull’arroganza, e così le strade e l’asfalto lasciano spazio a paludi e acquitrini accogliendo, in un ambiente che potremmo pensare malsano, fenicotteri, aironi, germani, nutrie, castori, tori e cavalli, nostri fieri amici da sempre. Già gli amici, ma chi sono questi miei nuovi amici? CARLO l’organizzatore del workshop fotografico, come i predatori che solitamente fotografa, osserva le immagini che scorrono davanti ai suoi occhi azzurri e poi schizza via come in trance da otturatore (o sindrome da otturatore come dice Max), fermando per sempre, con i suoi innumerevoli scatti, quello che gli passa davanti. Vero maestro nell’inserirsi nella scena, veloce come una mitragliatrice, preciso come un cecchino, accantona in pochi minuti decine di scatti nella sua scheda, per poi ritornare, come la quiete dopo la tempesta, l’amico di sempre. CARLA, vera Sciura (si dice così?) dalla calda voce, cordiale e simpaticissima, sempre pronta a sfoderar sorrisi e vigilare, come solo un attenta mamma sa fare, il “suo” simpatico ed esuberante BEPPE,discolo come un ragazzino sempre in competizione con se stesso e gli altri e insuperabile mattatore nelle nobili arti della forchetta e del bicchiere. Unico possessore tra noi di una Canon, cosa che rendeva spesso le nostre cene un acceso derby tra Roma e Lazio. OLGA, gentile e suadente signora, dallo sguardo sornione e accattivante di chi sa ma non se ne vanta e LUIGI, vero gentlemen silenzioso, ma attento e sapiente compagno di viaggio.MAX, la sua risata echeggia ancora nelle lande francesi, (e la madonna! direbbe da milanese verace), simpaticissimo giovanotto sempre pronto a “bigiare” (sue testuali parole) aggrappandosi all’inverosimile quando vuole evitare qualcosa. E ultimo, ma non ultimo nella mia mente, il nostro zingaro FAUSTO, all’apparenza burbero e capriccioso, (ma non lo è) con cui ho condiviso i pernottamenti sino a fine viaggio quando mi ha accolto, trattandomi come un principe, nella sua splendida famiglia. Affidabile come la sua Wolkswagen e cordialissimo compagno di viaggio purchè non gli si rivolga la parola prima di mezzogiorno. Ora che sono nella mia amata terra, accompagnato dalle immagini che conserverò per sempre nella memoria e nel pc, vi saluto con affetto vostro Mimì di Bari (orribile nome affibbiatomi con simpatico e affettuoso scherno dal buon Mari). Vi saluto naturalmente in barese, stat’v bbunn (augurio di buona salute). Domenico