La mia Peugeot
Avevo voglia di stare un po' da solo, ed ho pensato che un giro in bici sarebbe stato il modo giusto per farlo.
Il silenzio delle nostre strade di campagna, il vento tra i capelli ed i profumi della mia terra sono compagni leali e silenziosi quando ho voglia di rilassarmi.
Tra le tante, ho scelto la Peugeot, (bici da strada), ultimo recupero tra i tanti di questi anni, doveva ricambiarmi un favore.
Tempo fa la vidi vicino ad un cassonetto mentre correvo, e tornato a casa, pensando al triste destino che l'attendeva, tornai in macchina a prenderla.
Come un animale ferito, aspettava di essere tradotta in uno di quei depositi di raccolta di materiali ferrosi. Se ci penso mi vergogno un po', ma non resisto quando vedo una bici abbandonata. Versava in gravi condizioni, le mancava un pedale la sella e tanto altro, era stata verniciata di un verde ramarro dappertutto, ma mi ero reso conto che sotto quella orribile coltre, si nascondeva un buon “pezzo” vintage, come si usa dire oggi per tutto ciò che è vetusto, dovevo salvarla.
Fu così che dopo aver smontato tutti i pezzi recuperabili, cominciò un lungo restauro. Le ho dedicato diverse notti in compagnia di un buon sigaro Toscano dopo cena. Ancora non avevo scoperto Facebook che mi ha allontanato da questa autentica passione, e stare in garage a sistemarla magari ascoltando un po' di buona musica, mi regalava momenti di assoluto relax.
Ai suoi tempi (è nata negli anni 80), doveva essere una signora: doppia corona, 10 rapporti, cambio e componentistica francese, cerchi in lega e potenti freni di disegno futuristico.
Sabato scorso quindi dopo averla provata per brevi tratti, era giunto il momento di metterla alla prova. Lei mi “guardava”, ( anche le bici hanno un cuore, in lega, ma ce l'hanno), era pronta a ricambiare l'affetto ricevuto.
Dovevamo fare solo una quarantina di km. Entrambi avevamo bisogno di rodarci.
Così percorrendo strade poderali, conosciute e sconosciute raggiunsi Putignano, entrambi liberi, senza telefono, senza gps, solo orientamento a “naso” e quando nutrivo qualche dubbio sulla direzione, usavo l'antico ed ormai inutilizzato sistema di comunicazione sociale tipo: scusi questa strada dove porta? C'è sempre un contadino pronto ad indicarti la retta via, come un tempo, quando la fretta e l'elettronica non aveva ancora avuto il sopravvento.
Pedalavo con orgoglio e soddisfazione per essere riuscito a darle nuova vita, e lei sembrava gradire ricambiando leggera come una gazzella quel momento magico di incontro, io con il vento tra i capelli, lei lasciandosi guidare come una matura affascinante signora.